I giovani Europei di oggi costituiscono una generazione che vive in un contesto sociale, demografico, economico e tecnologico in rapida evoluzione. Le politiche giovanili dell’Unione Europea mirano a far fronte alle aspettative dei giovani e allo stesso tempo a incoraggiare i giovani stessi a dare un contributo alla società. Queste politiche sono sostenute dall’azione concreta di un programma specifico per giovani, chiamato in precedenza Gioventù in Azione oggi Erasmus+.
L’attuale generazione di giovani Europei è la prima ad essere cresciuta in un’Europa pacifica, in gran parte priva di frontiere. Un’Europa dove i giovani possono muoversi liberamente, lavorare e apprendere più semplicemente rispetto a prima, un’Europa diversa da quella in cui sono cresciuti i loro nonni o anche genitori. L’Evoluzione delle Politiche Giovanili e l’inserimento di "gioventù" come concetto all’interno della politica Europea è un fenomeno relativamente recente. Il Trattato di Maastricht del 1993 ha esteso il campo delle politiche dell’Unione Europea al “settore” dei giovani, grazie all’Articolo 149 § 2.
L’articolo dichiara che l’Unione Europea dovrebbe “incoraggiare lo sviluppo di scambi giovanili e lo scambio di istruttori socio-educativi…” Prima del 2001 le attività delle Istituzioni Europee nel settore giovanile si incentravano per lo più sulla considerazione e attuazione di programmi specifici, come “Gioventù per l’Europa”, lanciato nel 1988. Tuttavia l’opinione generale rimaneva che queste azioni e cooperazioni necessitavano di essere sostenute ulteriormente e che i giovani stessi necessitavano di essere coinvolti maggiormente. Allo scopo di ampliare e approfondire il dibattito politico e di andare oltre ai programmi Europei esistenti, la Commissione Europea considerò lo sviluppo di una fattiva cooperazione per i decenni futuri. Il punto centrale fu il Libro Bianco sulla Gioventù che fu adottato a Novembre 2001. Il Libro proponeva agli Stati Membri Europei di aumentare la cooperazione in quattro aree prioritarie per i giovani: partecipazione, informazione, attività di volontariato e miglioramento della conoscenza delle questioni riguardanti i giovani.
Il Libro Bianco inoltre proponeva di tenere maggiormente in considerazione la dimensione giovanile anche nel contesto di altre rilevanti politiche, come ad esempio l’istruzione, la formazione, l’occupazione e l’inclusione sociale, la salute e la lotta contro la discriminazione. Fra le altre cose, il Libro Bianco rappresentò una risposta all’apparente disaffezione dei giovani nei confronti delle tradizionali forme di partecipazione nella vita pubblica e sollecitò i giovani Europei a diventare dei cittadini maggiormente attivi. Sulla base del Libro Bianco, il Consiglio dell’Unione Europea a Luglio 2002 stabilì un quadro per la cooperazione Europea nel settore dei giovani.
Più tardi, a Novembre 2005, il quadro venne aggiornato, con l’inserimento del Patto Europeo per i Giovani.
Il quadro è ora costituito da 3 aspetti principali:
- Cittadinanza attiva dei giovani.
Gli stati membri si sono concordati su obiettivi comuni per ognuna delle quattro priorità del Libro Bianco. Al fine di raggiungere questi obiettivi, viene applicato il Metodo di Coordinamento Aperto. Altri strumenti per promuovere la cittadinanza attiva dei giovani sono il programma Gioventù in Azione, il Portale dei Giovani e il Centro di Conoscenza Europeo sulle Politiche Giovanili. Il dialogo strutturato mira a coinvolgere i giovani in dibattiti politici legati all’agenda Europea.
- Integrazione sociale e occupazionale dei giovani.
Il Patto Europeo per i Giovani ha come obiettivo quello di migliorare l’istruzione e la formazione, le opportunità di occupazione, l’inclusione sociale dei giovani Europei, e allo stesso tempo facilitare la riconciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare.
- Includere una dimensione giovanile nelle altre politiche.
La Commissione Europea lavora attivamente per tenere in considerazione la dimensione giovanile anche nel contesto di altre rilevanti politiche, prime fra tutte la salute e la lotta contro la discriminazione. Oltre a questi aspetti, l’Unione Europea contribuisce allo sviluppo della mobilità dei giovani e del riconoscimento delle loro esperienze di apprendimento non-formale.